Milano 1988

Milano 1988

1988

Terrazzo a Milano

Fare piccoli giardini è più difficile che riempire spazi grandi. Nelle superfici ridotte non ci sono ammortizzatori per gli errori che finiscono per prevalere senza essere assorbiti e mitigati dalle dimensioni. Ancora più difficile è lavorare su microscopici giardini pensili, sui terrazzi dei centri urbani più importanti, per i quali non esistono complicità o copertura nella natura circostante.

Ai soliti problemi legati alle ridotte dimensioni, qui si aggiungono anche le condizioni fisiche difficili (inquinamento, surriscaldamento, eccetera), la mestizia dei panorami di contorno (la necessità di nascondere le vedute brutte e di esaltare le poche presenze rassicuranti), oltre che naturalmente il valore economico e simbolico di ogni centimetro che deve essere utilizzato al meglio.

Se lo spreco è comunque da condannare, queste condizioni ogni risorsa usata male o sciupata è un autentico delitto. Per tutte queste ragioni far bene terrazzi è un compito difficilissimo ed è così difficile vedere belle realizzazioni. In questo minuscolo terrazzo milanese il paesaggista Ermanno Casasco ha risolto il piccolo-grande problema con semplicità e con la solita abilità. I paesaggisti più bravi sono quelli che riescono a cavarsela nelle situazioni più scabrose ricorrendo a trucchi progettuali complicati e abili nella concezione ma semplicissimi nella percezione. La sensazione che si ha in questo scampolo di paesaggio è di essere altrove, in mezzo a uno spazio naturale, financo esotico, ovunque ma non li. Milano si fa sentire con i suoi rumori di fondo (che sembrano un attutito sottofondo sonoro artificiale) e con la sola vista su un piccolo parco urbano sottostante e sul panorama più distante della Torre  Velasca(che sembra una proiezione): per il resto è nascosta, tenuta lontano da una quinta vegetale i cui pochi centimetri di spessore sembrano chilometri.

Lo schema è semplicissimo: un locale di soggiorno-pranzo che sembra "scavato" nel verde, una sorta di piccola radura in una foresta stipata di vegetazione e di presenze naturali, proposte anche in forma di efficace simbolo da una vasca con ninfee. Le geometrie spigolose che strutturano lo spazio fanno perdere il senso delle dimensioni, moltiplicando le sensazioni e creando interesse e curiosità. Le soluzioni tecniche elementari, i materiali impiegati sono semplici, lo schema è rudimentale: la somma di tante essenzialità produce una soluzione geniale.

Gilberto Oneto da "Ville Giardini'", gennaio 2002, n° 870)

 piante: Hedera, Rhyncospermum jasminoide, Olea europea, Chamaerops excelsa, fioriture stagionali, Rose, Punica granatum, Nymphaea.