
Il senso di Ermanno per il giardino
Nani Prina
Ermanno Casasco è un amico di lunga data, un prezioso compagno di lavoro e un magnifico artefice del verde. In venticinque anni di attività intensa e fruttuosa ha operato sia per il privato che nel pubblico, realizzando terrazzi, giardini, parchi e piccoli comprensori paesistici in tutta Italia e nei più disparati angoli del mondo, dall'Europa agli Usa, dal Medio Oriente fino alle sperdute Isole di Cook, in Polinesia.

Uso di proposito il termine "artefice", parlando di Casasco, e non quello di designer, progettista o addirittura di artista, proprio per sottolineare il tratto principale della sua indole di landscape gardener, che ritengo consista nell'etica concretezza del suo agire e del suo saper "fare" paesaggio
Nell'attuale "società dello spettacolo", dove tutto tende a divenire evento di facile e rapido consumo estetico e mediatico, Casasco continua a rimanere consapevole dei "tempi lunghi" del giardino, della sua irriducibilità a immagine patinata da copertina. L'abilità illusionistica dei grandi vivaisti è in grado oggi di confezionare dal nulla, nell'arco di poche ore, fantasmagorici quanto effimeri allestimenti vegetali, mirabolanti giochi di prestigio che letteralmente sfioriscono passato il momento della festa. Le capacità di simulazione dei moderni software per la grafica computerizzata riescono a trasfigurare desolati terrains vagues di periferia in paradisiache Shangri-La, floride e variopinte, buone intanto per vincere i concorsi, poi si vedrà...

Le dinamiche del marketing globale e le pervasive logiche del consumo di massa investono anche il giardino contemporaneo, trasformandolo in merce soggetta all'incalzante e ciclico avvicendamento delle mode. Si assiste così, sempre più spesso, a forzature e paradossi. Giardini non ancora formati già demodé. Giardini dell"occhio senza sguardo", fatti solo per essere immortalati dallo scatto fotografico e destinati a deperire subito dopo. Giardini omologati ovunque, acriticamente, ai cliché propagandati dalle riviste specializzate - country, provenzale, esotico, minimal, ecc. - senza tener conto del contesto ambientale e culturale in cui sono inseriti. Giardini bellissimi da contemplare, ma poi invivibili e ingestibili nella pratica quotidiana.

Tutto ciò esula dall'orizzonte di Casasco. Egli crede piuttosto in un'idea strutturale del giardino; nel giardino come organismo vivo e in divenire, radicato in un luogo, in un suo lo, in un clima, che necessita di cure e interventi continui protratti negli anni, per poter maturare, raggiungere un equilibrio e acquisire una forma che mai potrà essere definitiva. Non crede nel giardino come "stato", ma come "processo" di antropizzazione dolce della natura e di approssimazione tendenziale a un ideale di perfezione estetica che si alimenta della volontà e delle cure degli uomini.
La sua abilità di progettista si esprime sul campo più che nella teoresi o al tavolo da disegno. L'ispirazione nasce sempre dal contatto fisico con il sito. Come fanno i contadini che "annusano" e "assaggiano" l'aria e la terra, Casasco, nel suo lavoro, si fa guidare dal paesaggio, interpretandone e assecondandone le vocazioni con piglio mai rinunciatario.


Una preparazione tecnica approfondita, maturata in oltre cinque lustri di esperienza professionale a largo raggio, e un'innata sensibilità, educata da un'assidua frequentazione col mondo dell'arte, gli consentono di passare con disinvoltura dalla microscala della terrazza d'appartamento alla dimensione urbana e territoriale, e di operare direttamente su tutti gli aspetti compositivi ed esecutivi dell'intervento: dalla modellazione e preparazione del terreno, alla potatura di un albero non solo in funzione terapeutica, ma anche al fine di valorizzare una visuale, un percorso, correggere un rapporto fra ombra e luce, migliorare la fruibilità complessiva del giardino. E questo non soltanto durante il "cantiere", ma pure in seguito, come un genitore sollecito, cui piace accompagnare lo sviluppo delle proprie creature.
Da rilevare, inoltre, come sul realismo rigoroso dell'impostazione metodologica di Casasco si innesti poi un altrettanto viscerale gusto per la sperimentazione, per la conta-minazione, per l'innovazione non estemporanea, che lo ha spesso portato ad anticipare soluzioni successivamente accolte nella pratica disciplinare diffusa.


I suoi giardini non scadono mai nell' appiattimento mimetico. Sono sempre riconoscibili. Di una riconoscibilità, però, che cerca di evitare il prevaricante protagonismo di una cifra o formula autoriale unica, e si rinnova, viceversa, ogni volta, traendo linfa e motivazioni specifiche dalla natura e dalla storia dei differenti contesti di applicazione. Memoria e immaginazione riescono sovente a fondersi nei giardini di Casasco, risolvendosi in un'ammirevole sintesi di modernità e senso di appartenenza.
Più delle parole dicono le immagini. I materiali presentati in questo volume offrono un'evidente testimonianza di quanto ho tentato di illustrare brevemente. Documentando la sua levatura di paesaggista giunto alla soglia della maturità creativa, il libro rappresenta, da parte di Ermanno Casasco, non solo l'occasione di un organico bilancio professionale e di una meritata celebrazione del cospicuo lavoro fin qui svolto, ma anche una precisa assunzione di responsabilità nei confronti del futuro e una promessa rivolta a tutti coloro che nel tempo hanno potuto seguirne e apprezzarne l'impegno e la maestria.
Nani Prina
