I giardini in cielo

I giardini in cielo

Ermanno Casasco La mia casa aprile 1989

"Il giardino pensile è un'utopia, ma tutto è possibile da quando le piante hanno le radici in cielo"

Fare di un terrazzo un vero giardino

Quando si parla di giardino pensile, il pensiero subito corre ai leggendari giardini pensili di Babilonia, entrati nella storia per la loro magnificenza e grandiosità.

Oggi più che mai è forte il desiderio di un giardino nel cielo che porti un'illusione di natura, uno spazio di verde nei nostri appartamenti inscatolati, tra mille altri, dentro la vita frenetica della città. Questo piccolo spazio verde è vissuto e sentito in modo diver-so, a seconda delle dimensioni, della posizione, e dell'uso che se ne vuole fare: per ricevere gli amici, per coltivare ortaggi o per collezionare i fiori e piante preferite. In ogni caso, e indipendentemente dalla sua funzione, non vanno dimenticate le esigenze vitali delle piante in connessione stretta con le strutture in cui tale vita si svolge. Spesso infatti nell'entusiasmo e nel piacere di creare questo piccolo paradiso, viene trascurato un elemento fondamentale il contenitore, che è l'habitat delle piante.

Nei progetti e disegni di giardini pensili c'è sempre un'abbondanza di fiori, di rampicanti, di alberi che spuntano paradossalmente da piccolissimi vasi vasche non rubano spazio al balconeterrazzo. È un puro e semplice sogno e un inganno. La quantità di verde purtroppo è legata alla quantità di terra che mettiamo a disposizione delle radici delle piante.

Le piante sfortunatamente possiedono anche una parte non affascinante che non fiorisce e che sta sotto la terra: le radici. Questa parte dell'albero nascosta è la più importante: è la sua vita, è la sua forza. Ed è una forza indescrivibile che può superare ogni ostacolo pur di crescere e trovare nuovo spazio e terreno per ali-mentarsi. Le radici di un platano, di un faggio, di un celtis australis, collocate sul terrazzo di un edificio di otto-dieci piani, nello spazio di tempo di 15-25 anni, possono raggiungere il piano terra, scavandosi la vita tra le pareti di cemento. Non è una supposizione ho avuto personalmente la possibilità di verificarne un caso a Milano. II contenitore diventa quindi l'elemento base del progetto, per questo motivo mi sono inventato delle vasche d'acciaio che posso costruire nelle dimensioni volute, verniciare o rivestire di legno, riducendo notevolmente il problema sia delle radici che del peso. Nella scelta degli alberi, degli arbusti e dei rampicanti da collocare sul terrazzo, oltre alla loro bellezza e fioritura, va tenuto in debita considerazione il loro sviluppo radicale.

Fortunatamente non tutti gli alberi sono così aggressivi ed esigenti nei riguardi dello spazio, anzi possono essere incredibilmente generosi e parchi. Alberi giganteschi e imponenti come l'olivo e le sequoie possiedono radici "timide" e delicate, che camminano in superficie e mai oserebbero scendere oltre il pavimento del vostro terrazzo a disturbare l'inquilino dell'appartamento sottostante. Così gli olivi, le azalee e i rododendri, le camelie sassanqua, le cycas, le cactacee, le pieris japoniche, le kalmie, per citarne solo alcu-ne, senza dimenticare le palme che, pur di non superare la barriera sottostante, preferiscono alzarsi con le radici sopra il livello del terreno. Ancora una volta, anche se con grande generosità, la natura limita e pone le sue condizioni alla costruzione del nostro Eden.

Ermanno Casasco

(da "La mia Casa", aprile 1989,n° 216)